Thursday, October 13, 2011

Emma - Jane Austen

Emma, Jane Austen, 1815



Ritorno dopo tanto tempo con una rencensione a caldo di Emma, che ho finito di leggere oggi tra il viaggio in treno e la pausa pranzo passata nel vano di una finestra in Università.
Partendo dal presupposto che il capolavoro di Jane Austen è considerato all'unanimità essere 'Orgoglio&Pregiudizio', e che 'Ragione&Sentimento' mi era piaciuto quasi più che precedente, avevo seri dubbi che si potesse salire più in alto, anche per la mia amata Jane.
Ovviamente mi ero sbagliata, perchè Emma è probabilmente il mio libro preferito della Austen, per il quadretto delicato, perfetto, a volte serio e a volte ironico che la scrittrice, con il suo acume, da della società del tempo.

Emma Woodhouse è una giovane bella, ricca e molto intelligente, spesso un po' vanitosa, che vive col padre iper-ansioso nella bella casa di Hartfield, a Highbury, un paesino rurale dove i Woodhouse e il vicino di casa e cognato di Emma, lo schietto, irreprensibile, intelligentissimo ma gentile signor Knightley, suo unico critico, sono gli unici rappresentanti della nobiltà.
La trama è un dipanarsi di errori e fraintendimenti da parte di Emma, nati dal suo voler a tutti costi pianificare le unioni di Highbury e alla sua mancanza di occhio per queste cose, di cui è però totalmente ignara.
Dopo che la sua istitutrice, la signorina Taylor, sposa il signor Weston, un altro abitante di highbury della buona società, Emma si trova con tanto tempo libero, e con così poche amicizie del suo livello intellettuali escluso il signor Knightley, da iniziare a pianificare i matrimoni altrui, dal momento che lei non vuole sposarsi.
Induce così la sua nuova amica, la semplice Harriet, a rinunciare al signor Martin, solo un semplice uomo di camoagna e ad ambire al signor Elton, il reverendo, che si rivela poi innamorato di Emma. E' convinta di essere oggetto dell'attenzione del giovane e bello Frank Churchill, figlio del signor Weston giunto ad Highbury per la prima volta, ma decide di rinunciare a lui e di far innamorare lui ed Harriet solo per scoprire che lui è innamorato e segretamente fidanzato con Jane Fairfax, nipote elegante ed intelligente della sempliciotta ma bonaria signora Bates, altra abitante di Highbury. Quando Harriet le confessa la sua infatuazione per il signor Knightley, si rende conto che in realtà è lui che lei ha sempre amato, ma si convince dell'amore di lui per Harriet, fino a giungere al lieto fine e a tutti i giusti matrimoni.

In breve dunque, Emma è una rappresentazione e spiegazione perfetta di come funziona la mente di noi ragazze, di come spesso montiamo tutta una storia d'amore su un gesto mal interpretato, di come complichiamo a volte le cose più semplici. Da inoltre una perfetta idea della buona società del tempo, e dei problemi dei matrimoni tra le diverse classi sociali.

Venendo ai personaggi, Emma ha alcune punte di genialità:
-Emma Woodhouse è costruita deliziosamente, e sarà perchè mi rivedo in lei, credo che sia uno dei personaggi meglio riusciti della Austen. Sveglia, intelligente e di buon carattere, mostra alcuni difetti come una certa approssimazione nel giudicare le persone e una tendenza a voler far passare se stessa per più colta di quello che è. Nonostante ciò, è una ragazza di buoni princìpi, capace di vero affetto verso le persone e di vera gentilezza e spontaneità. Inoltre è molto divertente notare come sia sempre assolutamente nel torto quando si tratta di pianificare unioni.
-George Knightley è possibilmente uno dei miei personaggi maschili preferiti di ogni tempo. Può essere un po' dispettoso quando è geloso, ma generalmente è descritto come sorridente e di buona compagnia. Ho amato la sua irreprensibilità, intelligenza acuta e superiore a quella di chiunque, Emma inclusa, ad Highbury, la sua risolutezza, i suoi modi da gentiluomo ma schietti, senza imbellettature o eccessiva galanteria, la sua silenziosa e discreta gentilezza, piena di tatto laddove sembrava un uomo piuttosto brusco.
Il suo amore per Emma, il modo in cui, avendo capito il suo potenziale, vuole con tutto il cuore che lei faccia la cosa giusta e agisca con bontà, con cui è pronto a rimproverarla duramente e a criticarla, o a cercare di riprenderla gentilmente ma con decisione quando lei si abbandona alla fantasia, ma a perdonarla velocemente e con affetto e vero riconoscimento degli sforzi di lei sono magistralmente rappresentati.
La sua dichiarazione d'amore è così sincera e appassionata, senza essere sdolcinata, così in linea col suo comportamento lungo tutto il libro, che mi ha fatta sorridere come un'ebete nel mezzo della facoltà universitaria.
(
PS. Knightley mi piace così tanto che me lo immagino come  Robert Downey Jr. Per me è un gran bel complimento ;) )


«Non so fare discorsi, Emma. Se vi amassi meno, sarei capace di parlarne di più. Ma sapete come sono. Da me non sentirete altro che verità. Io vi ho rimproverata, vi ho fatto delle prediche, e voi lo avete sopportato come nessuna altra donna in Inghilterra l'avrebbe sopportato. Tollerate la verità che vorrei dirvi adesso, mia carissima Emma, come avete tollerato le altre. La maniera, forse, può non essere quella più accattivante. Dio sa che sono stato un innamorato molto mediocre. Ma voi mi capite. Sì, vedete, voi capite i miei sentimenti... e li ricambierete, se potrete. Per il momento non chiedo che di sentire, di sentire di nuovo la vostra voce.»

In breve, ragazze, se non l'avete fatto, leggete 'Emma', e fatemi sapere la vostra opinione!
Al prossimo libro!
F.





Monday, June 20, 2011

Via Col Vento - Margaret Mitchell

Via col Vento, Margaret Mitchell, 1939




Sono passati quasi due mesi da quando ho finito di leggerlo, ma ho solo adesso il tempo di scrivere una recensione degna di questo nome.
Che dire, non vedevo l'ora di entrare in questo libro, le sue quasi 900 pagine sono letteralmente volate, forse facilitate anche dal sapere il film a memoria.
Nonostante credo che tutti sappiano a grandi linee la trama, farò comunque un breve riassunto (non so come si faccia a condensare 900 pagine di Epicness in poche righe, ma ci proverò): Rossella (Scarlett) O'Hara è la ragazza più bella della sua Contea, nella splendida terra rossa della Georgia, dove suo padre ha un'enorme piantagione piena di schiavi neri, Tara. Nonostante potrebbe avere qualunque ragazzo, lei è perdutamente innamorata di Ashley Wilkes, il bello, malinconico e pensieroso figlio di uno dei vicini di casa. Il libro si apre con la scoperta da parte di Rossella che lui dovrà sposare la cugina Melania Hamilton, una ragazza innocente, silenziosa e sfacciatamente buona. La grande Colazione all 12 Querce, casa Wilkes, diventa l'occasione per Rossella di dichiararsi, nella speranza (anzi, certezza) che lui sposerà lei e non Melania. Le cose non vanno come previsto: Ashley le ripete che sposerà Melania, perchè lo ha promesso, e quando lui lascia la stanza Rossella scopre che la loro conversazione era stata ascoltata dall'affascinante quanto malizioso e sarcastico capitano Rhett Butler, che svetta tra tutti gli altri per non essere un vero gentiluomo del Sud.
Scoppia la guerra, e nulla sarà più come prima. Rossella sposa per ripicca il fratello di Melania, Charles, da cui ha una figlia e di cui rimane vedova in breve tempo. Ashley sposa Melania prima di partire. Rossella va a vivere con Melania, che la considera la sua migliore amica nonostante l'acidità di Rossella verso di lei, e zia Pittypat ad Atlanta, dove stringe un legame di litigi ma comprensione con Rhett, l'unico ad essere scaltro e disincantato quanto lei.
Ashley torna per una visita, e Melania si rivela incinta poco dopo. Atlanta è assediata, e Rossella è costretta ad una fuga disperata con Melania, il neonato, suo figlio Wade e la schiava Bessie, aiutata da Rhett, che dopo averla condotta fuori Atlanta, le da un bacio passionale e va ad arruolarsi, dichiarando la propria passione per lei e per le cause perse.
Rossella torna a Tara, dove apprende la morte della madre e riesce a rimettere in piedi la proprietà ormai distrutta, tra i patimenti e la fame.
Per avere soldi, dopo che Rhett, in prigione, glieli ha rifiutati, sposa il promesso di sua sorella Susele, Frank Kennedy, che ha una segheria, di cui lei presto prende le redini, destando scandalo in città. Sempre convinta del suo amore per Ashley, chiede a quest'ultimo, tornato vivo dalla guerra, di essere suo socio, ed ha una bambina da Frank, Ella.
Le sue scorribande in città si concludono quando lei viene aggredita, e Frank e Ashley vanno a riscattare il suo onore provocando la morte di Frank.
Rhett non può più aspettare e la sposa, nonostante lei dichiari di non amarlo, ancora convinta di amare Ashley.
Le cose vanno bene per qualche anno, in cui hanno una figlia, Diletta, che Rhett vizia e ama moltissimo. Ma quando Rossella chiede a Rhett di non dividere più la camera con lei, e viene colta abbracciata ad Ashley (in quello che era in realtà un abbraccio innocente) le cose precipitano, e con la morte di Diletta la crisi è definitiva.
Melania muore poco dopo, di parto, e Rhett abbandona Rossella proprio nel momento in cui lei, avendo Ashley disponibile, si rende conto di aver sempre amato lui.
La storia si conclude con Rossella che torna a Tara per trovare un modo di riconquistare Rhett, che se n'è andato lasciandola.

La prima cosa che devo dire su questo libro, è che è scritto magnificamente: ti sembra davvero di essere a Tara, nel Sud tra le piantagioni, sentendo le canzoni dei neri che raccolgono e vedendo Rossella che, capricciosa, litiga con Mamy.
Il finale spezza il cuore, ti lascia lì ad urlare "MA PERCHE' ROSSELLA?! PERCHE' NON TI SEI ACCORTA PRIMA DI QUANTO TI AMAVA E DI QUANTO LO AMAVI?!"
Credo che sia molto difficile trovare qualcuno che tenga per Ashley, tanto pacato quanto piuttosto inetto.
Ma passiamo alle domande principali:
1)Ashley amava o no Rossella?: La risposta non è chiarissima. Per i primi 3/4 di libro, ogni sua negazione del suo amore per lei sembra una conferma, e lei è per lui una tentazione non indifferente, tanto che lui la bacia ben due volte. Nel finale del libro viene però messo in chiaro che il suo vero amore era Melania, e che Rossella rappresentava per lui un ricordo dei tempi passati e un amore carnale come la prostituta Bella era per Rhett. In ogni caso, avrei gradito che fosse stato più chiaro dall'inizio, infatti lui non nega mai apertamente di non amarla, ma dice cose come "Non possiamo" che sviano la ragazza.
2)Melania sapeva?: Questa faccenda è ancora più spinosa della precedente, perchè nonostante Rossella sia convinta che Melania non sospetterebbe mai di lei, come più volte ha dimostrato, perchè troppo buona per pensare male di chi ama, d'altra parte mi sembra piuttosto strano che una donna intelligente, sveglia e capace come lei non sospettasse niente.
La mia modesta opinione è che Melania sapeva qualcosa, ma vedeva la faccenda nel suo lato buono, cioè che Rossella era molto legata ad Ashley perchè la faceva pensare ai vecchi tempi.
Ad ogni modo, ho davvero apprezzato questo personaggio: se nel film sembra un po' svampita, nel libro è coraggiosa e forte, forse più di Rossella perchè non si corrompe mai per quello che vuole:
"Melania faceva semplicemente ciò che veniva insegnato a tutte le donne del Sud: cercare che chi era accanto a loro si sentisse a suo agio e contento di sè"
Scegliere un personaggio preferito è difficile, ma non impossibile, perchè alla fine la mia preferenza non può che cadere su Rhett: un uomo che riconosce la verità, scaltro, sarcastico, ma leale alle persone che ama, nonostante chiaramente non sia una persona totalmente buona.
Oltretutto, è uno dei personaggi maschili più affascinanti di cui abbia letto.
"Era vestito di panno nero; alto in modo da superare tutti gli ufficiali che gli erano accanto, con le spalle larghe ma la vita sottile, e dei piedi assurdamente piccoli nelle scarpe verniciate. Il suo abito severo, con la camicia finemente pieghettata e i calzoni elegantemente allacciati sotto le uose molto alte, contrastava stranamente col suo volto e con la sua figura: appariva tutto agghindato, con gli abiti di un dandy su un corpo da atleta, e segretamente pericoloso sotto la sua graziosa indolenza. Aveva capelli nerissimi e i baffi piccolini erano anch'essi neri, tagliati corti come quelli di uno straniero in paragone con quelli lunghi e sfioccati degli ufficiali di cavalleria che gli erano accanto. Sembrava, ed era, un uomo di appetiti viziosi e svergognati. Aveva un aspetto di sicurezza e spiacevole impertinenza; vi era anche un lampo di malizia nei suoi occhi che fissavano audacemente Rossella, finchè questa, sentendo finalmente il suo sguardo, si voltò verso di lui"

Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma mi limiterò a elogiare la Mitchell per quanto è riuscita a catturarmi e ad appassionarmi, e a rendere Rossella un personaggio a cui si tiene nonostante la sua antipatia spiccata. E' interessante anche una visione che è piuttosto pro-Sud dopo aver letto praticamente solo libri e versioni nordiste: nonostante la schiavitù non sia accettabile, Margaret Mitchell mostra come la condizione degli schiavi liberati fosse spesso peggiore della precedente per mancanza di mezzi e di preparazione alla vita normale. L'ho trovato interessante.
Una storia d'amore epica che tutte noi ragazze dovremmo aver letto almeno una volta.

Alla prossima, F.



Sunday, April 17, 2011

Jane Eyre - Charlotte Brontë

Jane Eyre, Charlotte Brontë, 1847




Un libro che fa parte della mia categoria in assoluto: i Classici. Ho deciso di iniziare dall'opera di Charlotte Brontë per inaugurare i post riguardanti i classici per via dell'imminente uscita del film, che sto aspettando con ansia.
La trama è piuttosto semplice. Nell'ottocento inglese, una bambina orfana, Jane, viene spedita dalla sua perfida zia in un severo e povero collegio, dove la ragazza impara a diventare governante ed educatrice all'interno del collegio, e conosce presto le tragedie della vita quando, in una delle epidemie di tifo e tubercolosi che colpiscono il collegio, muore la sua migliore amica.
Jane trova successivamente lavoro nella vasta mansione della famiglia Rochester, Thornfield Hall, come istitutrice di Adele, la figlia adottiva dell'arcigno padrone, il signor Rochester, sotto la guida della governante di casa, la simpatica e gentile Miss Fairfax.
Mr. Rochester, persona cupa e chiusa in se stessa, rimane subito affascinato da Jane, non bella ma molto intelligente. Dopo vari alti e bassi, i due si innamorano e Rochester chiede la mano di Jane. Il giorno del matrimonio, però, si scopre che Rochester è in realtà già sposato con una donna che ha sempre vissuto a Thornfield Hall, reclusa perchè impazzita, Bertha Mason.
Jane fugge, e rischia di morire di stenti e fame dopo che percorre chissà quante miglia a piedi. Viene soccorsa da St.John Rivers, giovane e avvenente pastore di un piccolo paese, caratterizzato dalla sua incrollabile dirittura morale, che le da un lavoro nella scuola elementare del paese, e dalle sue due sorelle. Jane scopre poi che i tre sono suoi parenti, e che ha il diritto ad una grossa somma in eredità.
St.John le propone di diventare sua moglie e seguirlo come missionario in India, ma Jane rifiuta  e decide di tornare da Rochester, e trova che egli è diventato cieco a causa di un incendio provocato da Bertha, morta tra le fiamme. Jane e Rochester possono così finalmente sposarsi.

La prima volta che ho letto questo libro, l'ho trovato piuttosto difficile e pesante. E' stato solo qualche anno dopo, rileggendolo con più attenzione, che ne sono stata affascinata.
Jane è un'eroina fuori dal comune, perchè le sue armi vincenti non sono bellezza e coraggio, ma una calma determinazione e senso morale, oltre che intelligenza, studio e duro lavoro.
Non è un personaggio che risulta 'simpatico' al lettore, suscita invece una grande ammirazione (o, in caso contrario, disapprovazione). E' la dimostrazione che la buona volontà ripaga, e aiuta ad aprirsi uno spazio nel mondo, anche quando si è soli e abbandonati fin da piccoli, senza un vero modello da seguire, o nessuno ad aiutarci.
Personalmente, non ho mai avuto troppa stima di Mr.Rochester, e non ho mai quando Jane si fosse innamorata di lui. Non è l'eroe maschile classico, perchè non è bello, nè coraggioso, nè particolarmente affascinante. Non è simpatico, nè accattivante, e tantomeno gentile o appassionato. Naturalmente una scusante per lui è il suo sfortunato primo matrimonio, che probabilmente lo ha reso così aspro e disperato, ma a me, purtroppo, continua a non convincere, anche come anti-eroe. Ho trovato poi tremendo l'inganno che stava per far subire a Jane, quando lei sarebbe probabilmente rimasta solo perchè lui le aveva detto la verità, e piuttosto cinico il suo atteggiamento superiore nei confronti di Adele, che lui ritiene una bambina sciocca.
Contrariamente alla gran maggioranza dei lettori, io mi sono affezionata subito a St.John Rivers.
Analizzare la sua figura è mille volte più stuzzicante per me che analizzare quella drammatica di Rochester, perfettamente in linea con il Romanticismo decadente dell'epoca.Mettiamo in chiaro subito che lui non è un personaggio che attira simpatia, al contrario: è freddo, distaccato, manca di dolcezza  e serenità, è uno spirito inquieto, tormentato dagli 'standard' etici che lui stesso si è imposto, ma capace di grandezza a suo modo. Per lui i valori cristiani sono più un obbligo che una vocazione, non gli danno la serenità tipica di un cristiano. Ho ammirato e disapprovato la sua forza morale, troppo inumana, ma ho sofferto per lui del suo innamoramento per la splendida, ricca e bellissima signorina Oliver, la sua parte 'umana', che però non ammetterà mai, perchè ormai ha scelto di diventare missionario e sa che lei non lo seguirebbe in India (e che, se lo facesse, la cosa la ucciderebbe):
"....vidi passare un lampo sul viso di lui. Il suo grave occhio si illuminò di un fuoco improvviso e poi si animò d'un'emozione repressa. Con le guance colorite dall'emozione, egli la eguagliava in bellezza. Il suo petto si gonfiò, come se il cuore, stanco di costrizione dispotica, si dilatasse, contro il suo volere, nel disperato sforzo di raggiungere la libertà."
"Tutti gli uomini di talento, abbiano sentimento o no, purchè siano sinceri, hanno i loro momenti sublimi. Provai un impulso di venerazione per St.John, [...] fui tentata di smettere di lottare con lui, di abbandonarmi alla corrente della sua volontà entro l'abisso della sua esistenza, là perdere la mia persona"
Ed è questo che frena Jane dallo sposare St.John. Stare con lui significherebbe perdere se stessa, perchè per quanto lui sia affezionato a lei, non la ama, il suo amore è andato perduto con la signorina Olivier. Rochester, invece, la ama veramente, per quanto pieno di difetti, e così Jane torna da lui, un lieto fine che, infondo, ha fatta contenta anche me, perchè era chiaro che l'uomo per Jane era Rochester e non il troppo rigoroso St.John.
Un classico intramontabile, magari non è il più incisivo, non ha la storia d'amore più appassionante, ma vale la pena di essere letto almeno una volta, se non altro per la grande capacità di scrittrice di Charlotte Brontë.
Fran.


Wednesday, April 6, 2011

Una ragazza Americana - Meg Cabot

Una Ragazza Americana, Meg Cabot, 2002



Dopo aver dedicato due post a libri piuttosto drammatici, e comunque seri, ho deciso di recensire un libro più 'leggero', una commedia frutto di una delle più famose autrici per adolescenti degli Stati Uniti.
Samantha 'Sam' Madison, è la figlia di mezzo di una normale famiglia americana che vive a Washington DC. Ha una sorella maggiore bella e popolare, Lucy, del cui fidanzato è segretamente innamorata, e una sorella minore piccolo genio scolastico, Rebecca.
Samantha non è una persona che ama amalgamarsi: ha tinto il suo guardaroba di nero come segno di protesta contro la società, è una disegnatrice accanita e ha un'unica amica, Catherine,   costretta dai genitori a vestirsi all'antica, e la sua musa ispiratrice è Gwen Stefani, leader del gruppo ska "No Doubt".
Dopo l'ennesimo brutto voto in tedesco, e dopo aver scoperto che Sam spende le ore di lezione di quella materia disegnando a pagamento per i suoi compagni di classe, sua madre decide di iscriverla ad un corso di disegno così che possa sfogare lì la sua arte repressa.
La prima lezione, però, non è interessante come Sam spera, e così la settimana seguente decide di saltare la lezione per dirigersi al negozio di Dischi. Una volta lì, nota un uomo piuttosto strambo,  che esce dal negozio contemporaneamente a lei, mentre per strada passa la macchina del presidente degli USA. Samantha si accorge che l'uomo del negozio ha una pistola e, quasi inconsapevolmente, sventa un attentato al presidente.
Da quel momento la sua vita cambia, e Sam diventa, da banale ragazza, un'eroina del paese, attirando su di sè le attenzioni di David, il figlio del presidente, appassionato di disegno e ska come lei, e trovandosi a dover convivere con una popolarità inaspettata e con l'incarico di Ambasciatrice degli adolescenti dell'ONU
Riuscirà a fare le scelte giuste? Ricambierà David, oppure resterà innamorata del ragazzo di sua sorella?

Mi sono divertita molto a leggere questo libro, e l'ho finito senza quasi rendermene conto.
Nei suoi standard di commedia americana, l'ho trovato fresco e divertente, pieno di ironia che mi ha strappato più di una risata.
Oltre alla storia tra Sam e David (un personaggio molto ben riuscito), una delle cose che ho preferito sono state le liste della protagonista infilate tra un capitolo e l'altro:
"Ecco i dieci principali motivi per cui non posso soffrire mia sorella Lucy:
10.Mi tocca indossare la sua roba smessa, compresi i reggiseni
9.Quando mi rifiuto di indossare la sua roba smessa, soprattutto i reggiseni, devo sorbirmi l'inevitabile predica sullo spreco e sull'ambiente. A me l'ambiente interessa moltissimo. Ma questo non vuol dire dover accettare di mettermi i reggiseni usati di mia sorella. Ho detto alla mamma che non capisco perchè devo indossare il reggiseno, visto che non ho granchè da infilarci dentro,  e allora Lucy ha commentato che se non metto il reggiseno adesso, anche se un giorno mi spuntasse qualcosa di sostanzioso, sarà tutto molle e penzolante come quello delle indigene che abbiamo visto su Discovery Channel"
Insieme all'ironia del romanzo, Meg Cabot riesce anche a mettere in luce problemi come cosa sia davvero la libertà di parola ed espressione, quando per esempio mostra il Presidente degli Stati Uniti contrario alla pubblicazione di un dipinto (mandato per il concorso "Dalla mia finestra" indetto ogni anno dall'ONU per i giovani) che mostra che la povertà è presente anche in un paese benestante come gli USA.
In conclusione, non è certo una lettura impegnata, ma è perfetta per chi cerca qualcosa di 'soft' e piacevole senza però scadere in libri spazzatura senza uno scopo o una trama che funzioni. Lo consiglierei soprattutto alle ragazze ;)
Fran

Monday, April 4, 2011

Danny l'Eletto - Chaim Potok

"Danny l'Eletto", Chaim Potok, 1967


Questo libro mi è stato regalato dal mio prozio, che è un prete, e generalmente questo significa che i romanzi che mi regala sono sempre troppo pesanti perchè io possa arrivare a pagine 20.

Ho iniziato a leggerlo per potergli dire almeno qualcosa quando mi avrebbe chiesto se l'avessi letto, e l'ho finito in un paio di giorni.
E' immediatamente entrato nella mia classifica di romanzi preferiti, principalmente perchè è la più bella storia d'amicizia che abbia letto, e riesce a trasportarti immediatamente nella Brooklyn dei primissimi anni cinquanta, a farti respirare e vedere quei colori autunnali ed estivi.


La storia inizia quando la squadra di baseball di Reuven Malter, figlio di un professore di talmud (il libro sacro degli ebrei), si trova a dover sfidare la squadra di Daniel 'Danny' Saunders, figlio del rabbino Saunders, noto esponente del chassidismo, la branca più ortodossa e rigorosa dell'ebraismo.
Tra i due è subito rivalità accesa, che culmina con la palla da baseball ribattuta da Danny che colpisce Reuven all'occhio, spedendolo all'ospedale.
Danny va a trovarlo e dopo un'accesa discussione, data anche dall'idea che Reuven ha dei chassid, che ritiene fanatici e fissati, i due si ritrovano amici, perchè, come dice il padre di Reuven, che segretamente conosceva già Danny (lo aiutava a scegliere i libri quando il ragazzo sgattaiolava in biblioteca perchè affamato di letture diverse da quelle religiose), il ragazzo lo ha "scelto" come suo amico, e "Le persone non sono sempre quello che sembrano.. è così che va il mondo"
Reuven capisce pian piano di essere l'unica persona su cui Danny può contare. Il figlio del rabbino Saunders, infatti, ha un conflittuale rapporto con suo padre, che non gli parla da diversi anni, se non quando studiano il talmud per preparare Danny ad essere un suo degno successore nella carica religiosa, senza nessuna spiegazione.
Inoltre, Danny ha un'intelligenza fuori dal comune, e possiede una memoria fotografica formidabile, che gli rende difficile 'chiudere' la propria mente alle sole letture religiose. Danny è infatti appassionato di psicologia, che studia di nascosto dal padre, concentrandosi su Freud.
Infine, gli è sempre stato proibito stringere amicizie con persone non chassid, quindi che non portano le frange e i riccioli di rito, che non mangiano il cibo kosher, e non rispettano tutte le altre regole.
Da quel giorno in cui la palla di Danny colpisce Reuven all'occhio, ha inizio un rapporto di amicizia e fiducia profonda, che va oltre le loro differenze, segnata dalla fine della seconda guerra mondiale, dei pomeriggio passati a discutere il talmud con il rabbino Saunders, dagli ostacoli imposti da quest'ultimo alla loro frequentazione quando il padre di Reuven diventa un sionista, cioè sostenitore del nuovo stato d'Israele.
Parte importante della trama sono le difficoltà di rapporto tra padri e figli, l'amicizia profonda che può legare due persone, le differenze culturali tra ebrei in un'America appena uscita dal conflitto mondiale.

A mio parere, il vero protagonista del libro, oltre ad esserne il narratore, è Reuven. Reuven cresce grazie alla sua amicizia con Danny, un rapporto che lo tempra, lo rende paziente, lo fa soffrire con l'amico e per l'amico, e spesso arrabbiare per quella che lui ritiene la 'cecità' del rabbino Saunderds. Ha tanti difetti, è caparbio, a volte svogliato e polemico, ma è sveglio, e soprattutto, senza neanche rendersene conto si affeziona moltissimo al figlio del rabbino Saunders.
Danny, da parte sua, è un personaggio splendido: taciturno, intelligentissimo, e quando inizia finalmente ad avere un amico sembra risvegliarsi, e inizia a muovere i primi passi nel regno dei rapporti umani spontanei. (Ricordo di aver provato un moto di tenerezza per lui quando decide di presentare Reuven a suo padre, e per superare la folla accalcata all'ingresso della sinagoga e lo afferra per un polso per trascinarlo, come farebbe un bambino). Educato rigidissimamente, si strugge perchè non può seguire la propria vocazione di psicologo, si strugge perchè suo padre non gli parla e lui non sa perchè.
Profonde e determinanti sono le figure dei padri, il professor Malter e il rabbino Saunders, due uomini che non potrebbero essere più diversi, che guardano all'amicizia dei loro figli, il primo guidandoli, donando al figlio preziosi consigli ["Lo spazio di una vita è nulla. ma l'uomo che la vive, lui è qualcosa. Lui può riempire quello spazio di significato, così che la sua qualità è incommensurabile anche se la sua quantità può essere insignificante"], il secondo, relegato nel silenzio col figlio, sommerso dai fedeli che si rivolgono a lui,  con segreta felicità nel sapere che suo figlio non è più da solo nel suo silenzio:
"Credi che sia facile essere amico di qualcuno? Se sarai davvero suo amico, scoprirai il contrario".

Impressionante è la sofferenza di Danny, che deve imparare ad "ascoltare" il silenzio in cui suo padre lo ha relegato ["Le parole sono crudeli, nascondono il cuore. Il cuore che parla per tramite del silenzio"], portare sulle proprie spalle il peso della carica che non vuole ereditare, la sua passione per la psicologia che gli porta mille domande e conflitti sulla propria religione. Il ragazzo cresce durante il libro, fino a diventare un giovane uomo e a capire finalmente il silenzio
"Si può ascoltare il silenzio...e imparare da lui. Ha una qualità e una dimensione tutta sua. A volte mi parla, posso sentirmi vivo dentro il silenzio. Parla. E io posso sentirlo." Dice a Reuven e al professor Malter nel finale del libro.


Un libro commovente, malinconico, drammatico e sincero, che pone domande serie e sa coinvolgere ed emozionare il lettore, trasportandolo in un altro tempo e rendendolo parte della vita dei protagonisti.
LO consiglio caldamente!!
Fran

Friday, April 1, 2011

Qualcuno con cui correre - David Grossman

"Qualcuno con cui correre", David Grossman, 2000.



La prima volta che ho messo le mani su questo libro è stato per caso, mia madre lo aveva comprato per sè e io avevo bisogno di qualcosa da leggere per distrarmi dall'imminente esame di maturità.
Sin dalle prime pagine il romanzo mi ha incuriosita ad andare avanti, specialmente per la spontaneità del suo protagonista maschile, Assaf, un ragazzo di sedici anni che, rimasto solo per qualche settimana nella sua città, Gerusalemme, a causa di un viaggio negli Stati Uniti del resto della sua famiglia, è stato assunto da un amico di famiglia a fare qualche lavoretto per il municipio. Il racconto si apre con Assaf che corre dietro ad un cane, dopo che il suo capo gli ha assegnato il compito di ritrovarne il proprietario.
E così inizia la sua corsa verso Tamar, protagonista femminile del libro. I due ragazzi non si incontrano mai se non nelle ultime pagine, e le loro storie scorrono parallele, quella di Assaf nel presente e quella di Tamar in un flashback arretrato di qualche settimana.
Ho trovato splendido il modo in cui Grossman fa conoscere Tamar ad Assaf prima ancora che lui la conosca veramente, tramite tutte le persone a cui Dinka (il cane di Tamar) lo conduce: la vecchia monaca di clausura, il ragazzo cieco, Leah, sono solo alcuni degli splendidi personaggi minori tracciati da Grossman, che conducono pian piano Assaf a scoprire il coraggio di Tamar, che si è unita ad un circolo di artisti di strada patrocinati dal volgare e violento Pesach per salvare suo fratello maggiore, Shay, un chitarrista tossico dipendente.
Assaf riuscirà ad aiutare Tamar a concludere la sua missione, nonostante il lieto fine non sia, fortunatamente, edulcorato e totalmente felice per ogni personaggio.

La cosa che mi ha colpita di più di tutto il romanzo è la figura di Assaf. Sento spesso parlare di Tamar come l'eroina del libro, ma per me l'eroe è Assaf. Credo che la sua crescita sia molto più significativa di quella della ragazza, il suo coraggio nel seguire qualcuno che non conosce ancora, ma che capisce che gli corrisponde è commovente, così come la sua goffa e timida risolutezza nel prendere le proprie decisioni, nella convinzione che Tamar sia dalla parte del giusto nonostante tutte le prove che lo conducono a lei siano svianti.
Tamar, dal canto suo, compie un sacrificio enorme per suo fratello, ma io credo che sia motivata anche dalla propria volontà di staccarsi dal perbenismo della sua famiglia e dei suoi vecchi amici, come testimoniano i suoi diari ritrovati e letti da Assaf:
"I. e A. ridono sempre di ogni cosa. C'è in loro una spensieratezza
 che a lei manca. Una volta anche lei era così. quasi sicura di esserlo stata, da piccola. E anche I. e A. non sono sempre stati così allegri. Però è come se sapessero interpretare il ruolo degli "allegri". Forse per loro è davvero diverso, perché non hanno quello che ha lei. Oggi i pensieri sono particolarmente tetri. Topi dappertutto. Cos'è successo? Niente."
Tamar non può sopportare l'allegria vana dei suoi amici, senza una vera radice, senza un significato importante per il suo destino, allo stesso modo in cui Assaf capisce che il suo ex migliore amico non riesce più a comprendere i suoi bisogni di certezza, di felicità vera, ma si accontenta di divertimenti passeggeri che lasciano Assaf con una sensazione di vuoto.
"Per tutti quegli
 anni, in fondo, era stato piuttosto solo. C'erano sempre stati Roy e gli altri, avevano fatto cose insieme, erano andati alle feste, avevano riso delle barzellette e giocato a pallacanestro per ore. Erano usciti il venerdì sera, rimanendo seduti a lungo in bar pieni
 di fumo, soffocanti Ma cosa avevano fatto veramente in quelle decine di serate interminabili? [...]   Pensò che non aveva quasi mai parlato con Roy della sua passione
 per la fotografia. L'amico sapeva che da tre anni era membro di un circolo e ogni due settimane, di sabato, andava in gita nel deserto della Giudea, nel Negev o in Galilea per scattare fotografie. Tuttavia non gli aveva mai chiesto niente di quell'hobby, non se ne
 era mai interessato e non era mai andato alle mostre [...]. Ed era strano che anche lui non gli avesse mai raccontato, per esempio, del piacere che provava nello scattare una bella foto. Nell'aspettare tre o quattro ore in un campo di grano finché l'ombra cadeva come lui voleva su una vecchia pensilina d'autobus. Chissà perché quelle cose non avevano mai trovato spazio nelle loro conversazioni." 

Vediamo poi esempi della vera amicizia, quella di Tamar con Leah, e di Assaf con Karnaf, l'ex fidanzato di sua sorella, due persone che li prendono sul serio, ascoltano i loro desideri, supportano le loro scelte e si preoccupano del loro destino.
La mia citazione preferita del libro è indubbiamente il discorso che Leah fa a Tamar sul tipo di ragazzo di cui avrebbe bisogno.
"Ma che bisogno hai di uno come te, dimmi? Cos'è questa scemenza
 dell'"anima gemella"? Dovrebbe essere proprio il contrario. Tu, ascolta, tu... Lo sai di cos'hai bisogno?"
"Di cosa?" Tamar non riuscì a trattenere un sorriso a quel ricordo e si copri la testa con il plaid, perché Shelly non vedesse.
"Hai bisogno di uno con una mano grande così" aveva sentenziato Leah, "e sai perché?"
"Perché?" Ora sarebbe arrivata la spiegazione.
"Uno che se ne sta con la mano alzata, forte, ferma, come la statua della Libertà ma senza quel cono gelato. Solo con la mano aperta, in alto, e allora tu..." Leah sollevò la sua mano squadrata, ruvida, con le unghie rosicchiate e la agitò, come fosse un uccellino in volo,
 "...tu, da lontano, da qualsiasi punto della terra, vedrai quella mano e saprai che lì potrai posarti e riposare."

E così Tamar trova Assaf, che resta con lei nella grotta che la ragazza ha trovato come nascondiglio per far disintossicare Shay. Resta con lei e insieme passano giorni ad aiutarsi, parlarsi, confidarsi o semplicemente scambiarsi occhiate piene di significato.
Possono riporre i loro sogni l'uno nel cuore dell'altra, finalmente consapevoli di stare accanto guardando nella stessa direzione.
"La terza risposta è che quando non ho una buona risposta a domande come queste vado in un campo vicino a casa mia dove c'è una piccola discarica piena di rottami e migliaia di bottiglie di vetro. Metto una bottiglia su un sasso e le tiro delle pietre. Vado avanti così
 per un'ora o due, rompo venti, trenta bottiglie. Mi aiuta. Mi sgombera la mente." Rise. "A ogni bottiglia do un nome, non solo nomi di persone, anche di pensieri, di..." Assaf esitò un momento, "di quelli che tu chiami "topi"...". Tamar gli lanciò uno sguardo penetrante, sofferto, di rimprovero, ma subito venne pervasa da un piacevole stupore (abbiamo un segreto, pensò, un segreto comune. Leah aveva detto che succede alle coppie vere... ) "E io li mando in frantumi, uno dopo l'altro, così mi calmo fino alla volta successiva." Ridacchiò con imbarazzo. "un rimedio da pappemolli."  "Non sei un pappamolle" ribatté Tamar, forse con troppa precipitazione. "Mi porterai una volta in quel posto? Romperei volentieri anch'io qualche bottiglia."

In conclusione, un libro che parla di amicizia vera, di destino, di come può essere difficile a volte prendersi sul serio senza sentirsi giudicati in un mondo in cui il divertimento facile e momentaneo sembra l'unica soluzione, pieno di personaggi veri e sentiti, personaggi con una storia alle spalle e un futuro davanti.
Lo stra-consiglio a tutti!

Fran