Sunday, April 17, 2011

Jane Eyre - Charlotte Brontë

Jane Eyre, Charlotte Brontë, 1847




Un libro che fa parte della mia categoria in assoluto: i Classici. Ho deciso di iniziare dall'opera di Charlotte Brontë per inaugurare i post riguardanti i classici per via dell'imminente uscita del film, che sto aspettando con ansia.
La trama è piuttosto semplice. Nell'ottocento inglese, una bambina orfana, Jane, viene spedita dalla sua perfida zia in un severo e povero collegio, dove la ragazza impara a diventare governante ed educatrice all'interno del collegio, e conosce presto le tragedie della vita quando, in una delle epidemie di tifo e tubercolosi che colpiscono il collegio, muore la sua migliore amica.
Jane trova successivamente lavoro nella vasta mansione della famiglia Rochester, Thornfield Hall, come istitutrice di Adele, la figlia adottiva dell'arcigno padrone, il signor Rochester, sotto la guida della governante di casa, la simpatica e gentile Miss Fairfax.
Mr. Rochester, persona cupa e chiusa in se stessa, rimane subito affascinato da Jane, non bella ma molto intelligente. Dopo vari alti e bassi, i due si innamorano e Rochester chiede la mano di Jane. Il giorno del matrimonio, però, si scopre che Rochester è in realtà già sposato con una donna che ha sempre vissuto a Thornfield Hall, reclusa perchè impazzita, Bertha Mason.
Jane fugge, e rischia di morire di stenti e fame dopo che percorre chissà quante miglia a piedi. Viene soccorsa da St.John Rivers, giovane e avvenente pastore di un piccolo paese, caratterizzato dalla sua incrollabile dirittura morale, che le da un lavoro nella scuola elementare del paese, e dalle sue due sorelle. Jane scopre poi che i tre sono suoi parenti, e che ha il diritto ad una grossa somma in eredità.
St.John le propone di diventare sua moglie e seguirlo come missionario in India, ma Jane rifiuta  e decide di tornare da Rochester, e trova che egli è diventato cieco a causa di un incendio provocato da Bertha, morta tra le fiamme. Jane e Rochester possono così finalmente sposarsi.

La prima volta che ho letto questo libro, l'ho trovato piuttosto difficile e pesante. E' stato solo qualche anno dopo, rileggendolo con più attenzione, che ne sono stata affascinata.
Jane è un'eroina fuori dal comune, perchè le sue armi vincenti non sono bellezza e coraggio, ma una calma determinazione e senso morale, oltre che intelligenza, studio e duro lavoro.
Non è un personaggio che risulta 'simpatico' al lettore, suscita invece una grande ammirazione (o, in caso contrario, disapprovazione). E' la dimostrazione che la buona volontà ripaga, e aiuta ad aprirsi uno spazio nel mondo, anche quando si è soli e abbandonati fin da piccoli, senza un vero modello da seguire, o nessuno ad aiutarci.
Personalmente, non ho mai avuto troppa stima di Mr.Rochester, e non ho mai quando Jane si fosse innamorata di lui. Non è l'eroe maschile classico, perchè non è bello, nè coraggioso, nè particolarmente affascinante. Non è simpatico, nè accattivante, e tantomeno gentile o appassionato. Naturalmente una scusante per lui è il suo sfortunato primo matrimonio, che probabilmente lo ha reso così aspro e disperato, ma a me, purtroppo, continua a non convincere, anche come anti-eroe. Ho trovato poi tremendo l'inganno che stava per far subire a Jane, quando lei sarebbe probabilmente rimasta solo perchè lui le aveva detto la verità, e piuttosto cinico il suo atteggiamento superiore nei confronti di Adele, che lui ritiene una bambina sciocca.
Contrariamente alla gran maggioranza dei lettori, io mi sono affezionata subito a St.John Rivers.
Analizzare la sua figura è mille volte più stuzzicante per me che analizzare quella drammatica di Rochester, perfettamente in linea con il Romanticismo decadente dell'epoca.Mettiamo in chiaro subito che lui non è un personaggio che attira simpatia, al contrario: è freddo, distaccato, manca di dolcezza  e serenità, è uno spirito inquieto, tormentato dagli 'standard' etici che lui stesso si è imposto, ma capace di grandezza a suo modo. Per lui i valori cristiani sono più un obbligo che una vocazione, non gli danno la serenità tipica di un cristiano. Ho ammirato e disapprovato la sua forza morale, troppo inumana, ma ho sofferto per lui del suo innamoramento per la splendida, ricca e bellissima signorina Oliver, la sua parte 'umana', che però non ammetterà mai, perchè ormai ha scelto di diventare missionario e sa che lei non lo seguirebbe in India (e che, se lo facesse, la cosa la ucciderebbe):
"....vidi passare un lampo sul viso di lui. Il suo grave occhio si illuminò di un fuoco improvviso e poi si animò d'un'emozione repressa. Con le guance colorite dall'emozione, egli la eguagliava in bellezza. Il suo petto si gonfiò, come se il cuore, stanco di costrizione dispotica, si dilatasse, contro il suo volere, nel disperato sforzo di raggiungere la libertà."
"Tutti gli uomini di talento, abbiano sentimento o no, purchè siano sinceri, hanno i loro momenti sublimi. Provai un impulso di venerazione per St.John, [...] fui tentata di smettere di lottare con lui, di abbandonarmi alla corrente della sua volontà entro l'abisso della sua esistenza, là perdere la mia persona"
Ed è questo che frena Jane dallo sposare St.John. Stare con lui significherebbe perdere se stessa, perchè per quanto lui sia affezionato a lei, non la ama, il suo amore è andato perduto con la signorina Olivier. Rochester, invece, la ama veramente, per quanto pieno di difetti, e così Jane torna da lui, un lieto fine che, infondo, ha fatta contenta anche me, perchè era chiaro che l'uomo per Jane era Rochester e non il troppo rigoroso St.John.
Un classico intramontabile, magari non è il più incisivo, non ha la storia d'amore più appassionante, ma vale la pena di essere letto almeno una volta, se non altro per la grande capacità di scrittrice di Charlotte Brontë.
Fran.


Wednesday, April 6, 2011

Una ragazza Americana - Meg Cabot

Una Ragazza Americana, Meg Cabot, 2002



Dopo aver dedicato due post a libri piuttosto drammatici, e comunque seri, ho deciso di recensire un libro più 'leggero', una commedia frutto di una delle più famose autrici per adolescenti degli Stati Uniti.
Samantha 'Sam' Madison, è la figlia di mezzo di una normale famiglia americana che vive a Washington DC. Ha una sorella maggiore bella e popolare, Lucy, del cui fidanzato è segretamente innamorata, e una sorella minore piccolo genio scolastico, Rebecca.
Samantha non è una persona che ama amalgamarsi: ha tinto il suo guardaroba di nero come segno di protesta contro la società, è una disegnatrice accanita e ha un'unica amica, Catherine,   costretta dai genitori a vestirsi all'antica, e la sua musa ispiratrice è Gwen Stefani, leader del gruppo ska "No Doubt".
Dopo l'ennesimo brutto voto in tedesco, e dopo aver scoperto che Sam spende le ore di lezione di quella materia disegnando a pagamento per i suoi compagni di classe, sua madre decide di iscriverla ad un corso di disegno così che possa sfogare lì la sua arte repressa.
La prima lezione, però, non è interessante come Sam spera, e così la settimana seguente decide di saltare la lezione per dirigersi al negozio di Dischi. Una volta lì, nota un uomo piuttosto strambo,  che esce dal negozio contemporaneamente a lei, mentre per strada passa la macchina del presidente degli USA. Samantha si accorge che l'uomo del negozio ha una pistola e, quasi inconsapevolmente, sventa un attentato al presidente.
Da quel momento la sua vita cambia, e Sam diventa, da banale ragazza, un'eroina del paese, attirando su di sè le attenzioni di David, il figlio del presidente, appassionato di disegno e ska come lei, e trovandosi a dover convivere con una popolarità inaspettata e con l'incarico di Ambasciatrice degli adolescenti dell'ONU
Riuscirà a fare le scelte giuste? Ricambierà David, oppure resterà innamorata del ragazzo di sua sorella?

Mi sono divertita molto a leggere questo libro, e l'ho finito senza quasi rendermene conto.
Nei suoi standard di commedia americana, l'ho trovato fresco e divertente, pieno di ironia che mi ha strappato più di una risata.
Oltre alla storia tra Sam e David (un personaggio molto ben riuscito), una delle cose che ho preferito sono state le liste della protagonista infilate tra un capitolo e l'altro:
"Ecco i dieci principali motivi per cui non posso soffrire mia sorella Lucy:
10.Mi tocca indossare la sua roba smessa, compresi i reggiseni
9.Quando mi rifiuto di indossare la sua roba smessa, soprattutto i reggiseni, devo sorbirmi l'inevitabile predica sullo spreco e sull'ambiente. A me l'ambiente interessa moltissimo. Ma questo non vuol dire dover accettare di mettermi i reggiseni usati di mia sorella. Ho detto alla mamma che non capisco perchè devo indossare il reggiseno, visto che non ho granchè da infilarci dentro,  e allora Lucy ha commentato che se non metto il reggiseno adesso, anche se un giorno mi spuntasse qualcosa di sostanzioso, sarà tutto molle e penzolante come quello delle indigene che abbiamo visto su Discovery Channel"
Insieme all'ironia del romanzo, Meg Cabot riesce anche a mettere in luce problemi come cosa sia davvero la libertà di parola ed espressione, quando per esempio mostra il Presidente degli Stati Uniti contrario alla pubblicazione di un dipinto (mandato per il concorso "Dalla mia finestra" indetto ogni anno dall'ONU per i giovani) che mostra che la povertà è presente anche in un paese benestante come gli USA.
In conclusione, non è certo una lettura impegnata, ma è perfetta per chi cerca qualcosa di 'soft' e piacevole senza però scadere in libri spazzatura senza uno scopo o una trama che funzioni. Lo consiglierei soprattutto alle ragazze ;)
Fran

Monday, April 4, 2011

Danny l'Eletto - Chaim Potok

"Danny l'Eletto", Chaim Potok, 1967


Questo libro mi è stato regalato dal mio prozio, che è un prete, e generalmente questo significa che i romanzi che mi regala sono sempre troppo pesanti perchè io possa arrivare a pagine 20.

Ho iniziato a leggerlo per potergli dire almeno qualcosa quando mi avrebbe chiesto se l'avessi letto, e l'ho finito in un paio di giorni.
E' immediatamente entrato nella mia classifica di romanzi preferiti, principalmente perchè è la più bella storia d'amicizia che abbia letto, e riesce a trasportarti immediatamente nella Brooklyn dei primissimi anni cinquanta, a farti respirare e vedere quei colori autunnali ed estivi.


La storia inizia quando la squadra di baseball di Reuven Malter, figlio di un professore di talmud (il libro sacro degli ebrei), si trova a dover sfidare la squadra di Daniel 'Danny' Saunders, figlio del rabbino Saunders, noto esponente del chassidismo, la branca più ortodossa e rigorosa dell'ebraismo.
Tra i due è subito rivalità accesa, che culmina con la palla da baseball ribattuta da Danny che colpisce Reuven all'occhio, spedendolo all'ospedale.
Danny va a trovarlo e dopo un'accesa discussione, data anche dall'idea che Reuven ha dei chassid, che ritiene fanatici e fissati, i due si ritrovano amici, perchè, come dice il padre di Reuven, che segretamente conosceva già Danny (lo aiutava a scegliere i libri quando il ragazzo sgattaiolava in biblioteca perchè affamato di letture diverse da quelle religiose), il ragazzo lo ha "scelto" come suo amico, e "Le persone non sono sempre quello che sembrano.. è così che va il mondo"
Reuven capisce pian piano di essere l'unica persona su cui Danny può contare. Il figlio del rabbino Saunders, infatti, ha un conflittuale rapporto con suo padre, che non gli parla da diversi anni, se non quando studiano il talmud per preparare Danny ad essere un suo degno successore nella carica religiosa, senza nessuna spiegazione.
Inoltre, Danny ha un'intelligenza fuori dal comune, e possiede una memoria fotografica formidabile, che gli rende difficile 'chiudere' la propria mente alle sole letture religiose. Danny è infatti appassionato di psicologia, che studia di nascosto dal padre, concentrandosi su Freud.
Infine, gli è sempre stato proibito stringere amicizie con persone non chassid, quindi che non portano le frange e i riccioli di rito, che non mangiano il cibo kosher, e non rispettano tutte le altre regole.
Da quel giorno in cui la palla di Danny colpisce Reuven all'occhio, ha inizio un rapporto di amicizia e fiducia profonda, che va oltre le loro differenze, segnata dalla fine della seconda guerra mondiale, dei pomeriggio passati a discutere il talmud con il rabbino Saunders, dagli ostacoli imposti da quest'ultimo alla loro frequentazione quando il padre di Reuven diventa un sionista, cioè sostenitore del nuovo stato d'Israele.
Parte importante della trama sono le difficoltà di rapporto tra padri e figli, l'amicizia profonda che può legare due persone, le differenze culturali tra ebrei in un'America appena uscita dal conflitto mondiale.

A mio parere, il vero protagonista del libro, oltre ad esserne il narratore, è Reuven. Reuven cresce grazie alla sua amicizia con Danny, un rapporto che lo tempra, lo rende paziente, lo fa soffrire con l'amico e per l'amico, e spesso arrabbiare per quella che lui ritiene la 'cecità' del rabbino Saunderds. Ha tanti difetti, è caparbio, a volte svogliato e polemico, ma è sveglio, e soprattutto, senza neanche rendersene conto si affeziona moltissimo al figlio del rabbino Saunders.
Danny, da parte sua, è un personaggio splendido: taciturno, intelligentissimo, e quando inizia finalmente ad avere un amico sembra risvegliarsi, e inizia a muovere i primi passi nel regno dei rapporti umani spontanei. (Ricordo di aver provato un moto di tenerezza per lui quando decide di presentare Reuven a suo padre, e per superare la folla accalcata all'ingresso della sinagoga e lo afferra per un polso per trascinarlo, come farebbe un bambino). Educato rigidissimamente, si strugge perchè non può seguire la propria vocazione di psicologo, si strugge perchè suo padre non gli parla e lui non sa perchè.
Profonde e determinanti sono le figure dei padri, il professor Malter e il rabbino Saunders, due uomini che non potrebbero essere più diversi, che guardano all'amicizia dei loro figli, il primo guidandoli, donando al figlio preziosi consigli ["Lo spazio di una vita è nulla. ma l'uomo che la vive, lui è qualcosa. Lui può riempire quello spazio di significato, così che la sua qualità è incommensurabile anche se la sua quantità può essere insignificante"], il secondo, relegato nel silenzio col figlio, sommerso dai fedeli che si rivolgono a lui,  con segreta felicità nel sapere che suo figlio non è più da solo nel suo silenzio:
"Credi che sia facile essere amico di qualcuno? Se sarai davvero suo amico, scoprirai il contrario".

Impressionante è la sofferenza di Danny, che deve imparare ad "ascoltare" il silenzio in cui suo padre lo ha relegato ["Le parole sono crudeli, nascondono il cuore. Il cuore che parla per tramite del silenzio"], portare sulle proprie spalle il peso della carica che non vuole ereditare, la sua passione per la psicologia che gli porta mille domande e conflitti sulla propria religione. Il ragazzo cresce durante il libro, fino a diventare un giovane uomo e a capire finalmente il silenzio
"Si può ascoltare il silenzio...e imparare da lui. Ha una qualità e una dimensione tutta sua. A volte mi parla, posso sentirmi vivo dentro il silenzio. Parla. E io posso sentirlo." Dice a Reuven e al professor Malter nel finale del libro.


Un libro commovente, malinconico, drammatico e sincero, che pone domande serie e sa coinvolgere ed emozionare il lettore, trasportandolo in un altro tempo e rendendolo parte della vita dei protagonisti.
LO consiglio caldamente!!
Fran

Friday, April 1, 2011

Qualcuno con cui correre - David Grossman

"Qualcuno con cui correre", David Grossman, 2000.



La prima volta che ho messo le mani su questo libro è stato per caso, mia madre lo aveva comprato per sè e io avevo bisogno di qualcosa da leggere per distrarmi dall'imminente esame di maturità.
Sin dalle prime pagine il romanzo mi ha incuriosita ad andare avanti, specialmente per la spontaneità del suo protagonista maschile, Assaf, un ragazzo di sedici anni che, rimasto solo per qualche settimana nella sua città, Gerusalemme, a causa di un viaggio negli Stati Uniti del resto della sua famiglia, è stato assunto da un amico di famiglia a fare qualche lavoretto per il municipio. Il racconto si apre con Assaf che corre dietro ad un cane, dopo che il suo capo gli ha assegnato il compito di ritrovarne il proprietario.
E così inizia la sua corsa verso Tamar, protagonista femminile del libro. I due ragazzi non si incontrano mai se non nelle ultime pagine, e le loro storie scorrono parallele, quella di Assaf nel presente e quella di Tamar in un flashback arretrato di qualche settimana.
Ho trovato splendido il modo in cui Grossman fa conoscere Tamar ad Assaf prima ancora che lui la conosca veramente, tramite tutte le persone a cui Dinka (il cane di Tamar) lo conduce: la vecchia monaca di clausura, il ragazzo cieco, Leah, sono solo alcuni degli splendidi personaggi minori tracciati da Grossman, che conducono pian piano Assaf a scoprire il coraggio di Tamar, che si è unita ad un circolo di artisti di strada patrocinati dal volgare e violento Pesach per salvare suo fratello maggiore, Shay, un chitarrista tossico dipendente.
Assaf riuscirà ad aiutare Tamar a concludere la sua missione, nonostante il lieto fine non sia, fortunatamente, edulcorato e totalmente felice per ogni personaggio.

La cosa che mi ha colpita di più di tutto il romanzo è la figura di Assaf. Sento spesso parlare di Tamar come l'eroina del libro, ma per me l'eroe è Assaf. Credo che la sua crescita sia molto più significativa di quella della ragazza, il suo coraggio nel seguire qualcuno che non conosce ancora, ma che capisce che gli corrisponde è commovente, così come la sua goffa e timida risolutezza nel prendere le proprie decisioni, nella convinzione che Tamar sia dalla parte del giusto nonostante tutte le prove che lo conducono a lei siano svianti.
Tamar, dal canto suo, compie un sacrificio enorme per suo fratello, ma io credo che sia motivata anche dalla propria volontà di staccarsi dal perbenismo della sua famiglia e dei suoi vecchi amici, come testimoniano i suoi diari ritrovati e letti da Assaf:
"I. e A. ridono sempre di ogni cosa. C'è in loro una spensieratezza
 che a lei manca. Una volta anche lei era così. quasi sicura di esserlo stata, da piccola. E anche I. e A. non sono sempre stati così allegri. Però è come se sapessero interpretare il ruolo degli "allegri". Forse per loro è davvero diverso, perché non hanno quello che ha lei. Oggi i pensieri sono particolarmente tetri. Topi dappertutto. Cos'è successo? Niente."
Tamar non può sopportare l'allegria vana dei suoi amici, senza una vera radice, senza un significato importante per il suo destino, allo stesso modo in cui Assaf capisce che il suo ex migliore amico non riesce più a comprendere i suoi bisogni di certezza, di felicità vera, ma si accontenta di divertimenti passeggeri che lasciano Assaf con una sensazione di vuoto.
"Per tutti quegli
 anni, in fondo, era stato piuttosto solo. C'erano sempre stati Roy e gli altri, avevano fatto cose insieme, erano andati alle feste, avevano riso delle barzellette e giocato a pallacanestro per ore. Erano usciti il venerdì sera, rimanendo seduti a lungo in bar pieni
 di fumo, soffocanti Ma cosa avevano fatto veramente in quelle decine di serate interminabili? [...]   Pensò che non aveva quasi mai parlato con Roy della sua passione
 per la fotografia. L'amico sapeva che da tre anni era membro di un circolo e ogni due settimane, di sabato, andava in gita nel deserto della Giudea, nel Negev o in Galilea per scattare fotografie. Tuttavia non gli aveva mai chiesto niente di quell'hobby, non se ne
 era mai interessato e non era mai andato alle mostre [...]. Ed era strano che anche lui non gli avesse mai raccontato, per esempio, del piacere che provava nello scattare una bella foto. Nell'aspettare tre o quattro ore in un campo di grano finché l'ombra cadeva come lui voleva su una vecchia pensilina d'autobus. Chissà perché quelle cose non avevano mai trovato spazio nelle loro conversazioni." 

Vediamo poi esempi della vera amicizia, quella di Tamar con Leah, e di Assaf con Karnaf, l'ex fidanzato di sua sorella, due persone che li prendono sul serio, ascoltano i loro desideri, supportano le loro scelte e si preoccupano del loro destino.
La mia citazione preferita del libro è indubbiamente il discorso che Leah fa a Tamar sul tipo di ragazzo di cui avrebbe bisogno.
"Ma che bisogno hai di uno come te, dimmi? Cos'è questa scemenza
 dell'"anima gemella"? Dovrebbe essere proprio il contrario. Tu, ascolta, tu... Lo sai di cos'hai bisogno?"
"Di cosa?" Tamar non riuscì a trattenere un sorriso a quel ricordo e si copri la testa con il plaid, perché Shelly non vedesse.
"Hai bisogno di uno con una mano grande così" aveva sentenziato Leah, "e sai perché?"
"Perché?" Ora sarebbe arrivata la spiegazione.
"Uno che se ne sta con la mano alzata, forte, ferma, come la statua della Libertà ma senza quel cono gelato. Solo con la mano aperta, in alto, e allora tu..." Leah sollevò la sua mano squadrata, ruvida, con le unghie rosicchiate e la agitò, come fosse un uccellino in volo,
 "...tu, da lontano, da qualsiasi punto della terra, vedrai quella mano e saprai che lì potrai posarti e riposare."

E così Tamar trova Assaf, che resta con lei nella grotta che la ragazza ha trovato come nascondiglio per far disintossicare Shay. Resta con lei e insieme passano giorni ad aiutarsi, parlarsi, confidarsi o semplicemente scambiarsi occhiate piene di significato.
Possono riporre i loro sogni l'uno nel cuore dell'altra, finalmente consapevoli di stare accanto guardando nella stessa direzione.
"La terza risposta è che quando non ho una buona risposta a domande come queste vado in un campo vicino a casa mia dove c'è una piccola discarica piena di rottami e migliaia di bottiglie di vetro. Metto una bottiglia su un sasso e le tiro delle pietre. Vado avanti così
 per un'ora o due, rompo venti, trenta bottiglie. Mi aiuta. Mi sgombera la mente." Rise. "A ogni bottiglia do un nome, non solo nomi di persone, anche di pensieri, di..." Assaf esitò un momento, "di quelli che tu chiami "topi"...". Tamar gli lanciò uno sguardo penetrante, sofferto, di rimprovero, ma subito venne pervasa da un piacevole stupore (abbiamo un segreto, pensò, un segreto comune. Leah aveva detto che succede alle coppie vere... ) "E io li mando in frantumi, uno dopo l'altro, così mi calmo fino alla volta successiva." Ridacchiò con imbarazzo. "un rimedio da pappemolli."  "Non sei un pappamolle" ribatté Tamar, forse con troppa precipitazione. "Mi porterai una volta in quel posto? Romperei volentieri anch'io qualche bottiglia."

In conclusione, un libro che parla di amicizia vera, di destino, di come può essere difficile a volte prendersi sul serio senza sentirsi giudicati in un mondo in cui il divertimento facile e momentaneo sembra l'unica soluzione, pieno di personaggi veri e sentiti, personaggi con una storia alle spalle e un futuro davanti.
Lo stra-consiglio a tutti!

Fran